Circoli virtuosi (e viziosi) nelle organizzazioni

Le esperienze quotidiane sembrano lineari, anelli aperti, avvenimenti a senso unico, dove la causa genera l’effetto. La realtà è invece fatta di circoli, di anelli chiusi, dove non solo la causa genera l’effetto, ma l’effetto a sua volta retroagisce sulla causa.

Vediamo gli anelli aperti, solo perché ci vuole meno tempo per produrre un risultato di quanto è necessario affinché il risultato influenzi l’azione. L’aspetto problematico è che questa conoscenza parziale/inadeguata della realtà porta a intraprendere azioni che generano conseguenze inattese o indesiderate.

Ad esempio, la soluzione immediata al traffico congestionato è il potenziamento della rete stradale, ma ciò rischia di portare a un ulteriore aumento delle auto e quindi ad aggravare ulteriormente il problema. Questo è un archetipo sistemico, chiamato “soluzioni che falliscono”: la soluzione immediata al “sintomo”, anche se sembra portare a un miglioramento immediato, genera conseguenze (talvolta disastrose) sul lungo periodo. 

Gli anelli chiusi possono avere due forme:

  • circoli di rafforzamento: dove il cambiamento iniziale viene nel tempo sempre più ampliato, sono i famosi circoli virtuosi e viziosi, alla base della crescita e del declino esponenziale.
  • circoli di bilanciamento: dove il sistema tende a raggiungere una situazione di equilibrio o stabilità, portando a un livello accettabile o sostenibile. Un esempio è il termostato che regola la temperatura di casa.

Nella realtà questi circoli non sono isolati, ma più circoli di rafforzamento e bilanciamento interagiscono fra loro.

Per esempio investire sul marketing può far aumentare il numero di clienti e quindi il volume dei servizi richiesti, ciò crea un aumento del fatturato e quindi del profitto (circolo virtuoso). L’aumento del volume di servizi richiesti genera però una richiesta che – se non supportata da un incremento della capacità di servizio (es. aumentare l’organico del customer service) – si traduce in una riduzione della qualità del servizio, che porta una customer satisfaction più bassa e nel lungo periodo a una riduzione dei clienti (circolo di bilanciamento).

Come si può capire da questi esempi, nelle organizzazioni, i circoli chiusi sono la norma. Per capire come funzionano, innescare circoli virtuosi e limitare o quanto meno porre la giusta attenzione ai circoli viziosi, occorre sviluppare il pensiero circolare.

1. Cogliere la circolarità dei fenomeni

Vedere i circoli chiusi ci permette di comprendere come la realtà influenzi le nostre azioni e come tali azioni influenzano la realtà. E’ importante tenere conto anche dei ritardi e degli effetti leva di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.

2. Visualizzare e costruire di modelli circolari

Rappresentare graficamente cause ed effetti permette di

  • individuare eventuali conseguenze indesiderate sul lungo periodo;
  • prendere decisioni, come quella di evitare un’azione positiva nel breve, ma potenzialmente dannosa sul lungo periodo. Ad esempio una riduzione promozionale del prezzo di un prodotto che può aumentare le vendite, ma sul lungo periodo ridurre la percezione di qualità di quel prodotto.
  • identificare azioni che possano evitare le conseguenze negative dell’azione (nel caso citato sopra, aumentare la capacità dell’azienda di rispondere all’aumento di domanda di servizi).

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